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Sfida alle dipendenze

Sfida alle dipendenze è il titolo del rapporto trasmesso nel giugno del 2010 all'Ufficio federale della sanità pubblica ma è anche e sopratutto una nuova visione della politica svizzera in materia di dipendenze, una visione integrata e basata su un approccio orientato alla salute pubblica.

Il rapporto è stato redatto, e qui sta la principale novità, da tutte e tre le commissioni federali deputate a seguire il settore delle dipendenze, quella per i problemi inerenti all'alcool, quella per le questioni relative alla droga e quella per la prevenzione del tabagismo, riunite in uno speciale gruppo di pilotaggio. Attraverso dieci linee guida il documento intende andare al di là delle dipendenze, al di là dello statuto legale, al di là delle sostanze psicoattive, al di là delle responsabilità individuali, al di là della protezione della gioventù e al di là delle misure di politica sanitaria.

Informazioni più generali su questo nuovo approccio sono disponibili sul sito web dell'Ufficio federale della sanità pubblica.

In sintesi, l'approccio proposto abbandona la semplicistica distinzione tra sostanze legali ed illegali, nonché la focalizzazione sulle sole dipendenze (comportamenti problematici), rinviando a complesse questioni sociali ed economiche da affrontare in un'ottica di salute pubblica

Il "problema della droga", come veniva definito una volta, resta sempre sul tappeto ancorché definito con altri termini che non sono soltanto parte di quel processo di eufemizzazione che ha caratterizzato un po' tutti i linguaggi settoriali negli ambiti che presentano un forte impatto sul modo di sentire della popolazione. Questi termini denotano anche lo sforzo di smarcare il problema del consumo e dell'abuso di sostanze da una visione eccessivamente centrata sulla sanzione giuridico-morale e questo nel tentativo di produrre anche un cambiamento di visione nella fase di presa a carico terapeutica e nell'approccio preventivo. Questi termini sono "disagio", "sostanze", "dipendenza", "abuso", "consumo" che rimandano ora ad aspetti giuridici di legalità o di illegalità, ora ad aspetti sanitari e di rischio relativo (tossicità e potenziale di dipendenza), ora ad aspetti sociali (potenziale disadattamento socio-economico, emarginazione, ecc.). Il tentativo è quello di spostare l'attenzione dalla sostanza all'individuo e al contesto in cui vive. Come se questo sforzo terminologico non fosse stato sufficiente, negli ultimi anni si è aggiunto un altro termine, quello di "addizione" mutuato dall'inglese addiction. Con questo termine si prendono in conto sia i modi di consumo delle sostanze psicoattive (droghe) legali o illegali, sia i comportamenti che potenzialmente possono portare a forme di dipendenza (dal gioco, da Internet, dal telefonino, ecc.).

Le sostanze sono solo una parte del processo e concentrarsi solo su di esse significa perdere di vista il fatto che i determinanti della dipendenza, come per buon parte dei problemi di salute, sono di natura sociale oltre che individuale: affondano le radici nella storia dell'individuo e nella società in cui si trova a vivere. Le dipendenze hanno cause sociali, economiche oltre che individuali, quindi le risposte che vanno date devono riferirsi a tutti questi livelli. Se la dipendenza inizia nella vita di tutti i giorni le strategie di prevenzione devono fare altrettanto e toccare tutti gli aspetti che possono entrare in gioco o, per lo meno buona parte di essi. Allora gli obiettivi dovranno essere di volta in volta, l'individuo, le istituzioni con le quali ha a che fare nel corso della propria vita (lavoro, formazione, tempo libero, ecc.), l'ambiente fisico e costruito, i comportamenti, la legislazione, la produzione e la distribuzione e, da ultimo, ma non ultime, sostanze e i comportamenti potenzialmente additivi.